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“Procurement inclusivo”: un semplice luogo comune o un importante concetto strategico?

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“Procurement inclusivo”: un semplice luogo comune o un importante concetto strategico?

Il 99% delle aziende del Regno Unito rientra nella categoria delle PMI, accomunate dall’ambizione a crescere e ampliare le proprie attività. Ciononostante, spesso accade che queste aziende di dimensioni ridotte siano escluse da supply chain cui potrebbero apportare valore aggiunto.

Da un nostro studio del 2012, condotto in collaborazione con l’istituto di ricerca britannico indipendente IFF Research, è emerso che solo il 25% dei contratti venivano aggiudicati a PMI, e che in Gran Bretagna l’80% delle grandi aziende non intendeva incrementare il numero di PMI nella propria rete di fornitori. Questi dati allarmanti hanno spinto il governo britannico a mettere le difficoltà delle PMI al centro del dibattito politico, adottando una serie di misure per promuovere la diversificazione nelle catene di fornitura.

Questa rinnovata attenzione si è tradotta in un obiettivo ambizioso: alle PMI sarebbe stato indirizzato il 33% della spesa pubblica. Nonostante le buone intenzioni, il valore degli appalti pubblici aggiudicati alle PMI è cresciuto solo di un punto percentuale, passando dal 10% all’11%.

Nel 2018 un esame parlamentare sui ritardi nei pagamenti alle PMI ha messo in evidenza le difficoltà uniche che queste aziende devono ancora affrontare nella supply chain: circa la metà dei dirigenti di piccole aziende afferma che i pagamenti ritardati mettono a rischio la propria attività.

Cosa possiamo dedurne? Questi dati dimostrano l’esistenza di ostacoli strutturali a svantaggio delle PMI nelle catene di fornitura, e che attualmente molto potenziale viene sprecato. Le piccole aziende e le start-up sono spesso una fucina di innovazioni, che possono determinare una svolta radicale in mercati consolidati.

Ma come possiamo modificare il funzionamento delle catene di fornitura? Si possono adottare molteplici strategie. Per esempio, offriamo un servizio di auditing che dà maggiori rassicurazioni sulle competenze dei fornitori e viene accettato da alcuni acquirenti in sostituzione di altri accreditamenti. Siamo convinti che ciò aumenti notevolmente la visibilità delle piccole aziende, in grado di proporre i propri servizi a grandi acquirenti che ne hanno bisogno.

Cosa possono fare gli acquirenti, invece, per favorire una sana diversificazione della propria catena di fornitura? Secondo alcuni, tutto dipende dall’approccio al procurement.

Cosa si intende per “procurement inclusivo”?

Il termine “procurement inclusivo” indica il processo di diversificazione della catena di approvvigionamento di un’azienda attraverso la selezione di fornitori nuovi, più piccoli o innovativi. I sostenitori di questo approccio ritengono che esso consenta alle aziende di creare una base fornitori più all’avanguardia, lungimirante e solida. Si tratta di un aspetto fondamentale per le aziende che cercano di differenziarsi attraverso l’offerta di soluzioni su misura, che rappresenta uno dei punti di forza delle PMI.

Il termine “procurement inclusivo” è stato coniato da MSDUK, un’organizzazione britannica senza scopo di lucro che si batte contro la sotto-rappresentazione delle piccole imprese, nella convinzione che essa limiti l’inclusività della crescita economica e freni lo spirito imprenditoriale e la flessibilità necessari per le innovazioni dirompenti.

 

Questa tesi è stata abbracciata da molte aziende, desiderose di incrementare la spesa destinata a PMI per offrire un contributo positivo alla comunità locale. Tuttavia, c’è incertezza sul livello di raggiungimento di questi obiettivi, e sembra che resti ancora molto da fare nella costruzione di supply chain davvero inclusive.

Ma perché è così difficile giungere a una vera svolta? L’idea del procurement inclusivo sarebbe allora solo un luogo comune privo di importanza per le aziende? Oppure una maggiore diversificazione rappresenta una buona strategia per creare valore aggiunto?

I vantaggi della diversificazione dei fornitori

Innanzitutto, una base fornitori più differenziata aiuta un’azienda a rispecchiare meglio i suoi clienti. A nostro avviso, dedicarsi alla creazione di una base fornitori più inclusiva comporta tutta una serie di altri vantaggi.

Le grandi aziende spesso sono maggiormente in grado di offrire servizi globali, prezzi più competitivi e tutele legali. Le PMI, invece, tendono ad essere più flessibili, efficienti, snelle e ad avere un’ubicazione migliore rispetto ai competitor di maggiori dimensioni.

Costruire una supply chain comprensiva di aziende sia grandi, sia piccole consente agli acquirenti di cogliere i vantaggi offerti da entrambe, aumentando così la resilienza.

I rischi dell’esclusione

Le aziende che non puntano all’inclusività nel procurement possono ritrovarsi con supply chain rigide, gravate da inefficienze, costi elevati, un approccio reattivo al business e scarsa competitività e innovazione.

Peggio ancora, potrebbe aprirsi un pericoloso divario tra l’offerta delle aziende e le esigenze reali dei consumatori.

Non ne siamo convinti solo noi. Anche i decisori politici sostengono con sempre maggiore forza la diversificazione dei fornitori; di conseguenza, le aziende che non includono un numero maggiore di PMI nella propria supply chain potrebbero correre rischi di compliance. Ad esempio, la normativa europea in materia ora prevede che il settore pubblico e le aziende regolamentate, come i servizi di pubblica utilità, possano selezionare solo fornitori il cui fatturato minimo non superi il doppio del valore dell’appalto.

Tuttavia, permane una certa tendenza degli acquirenti a rivolgersi solo ad aziende più grandi, con cui si sentono a proprio agio, poiché spesso ritengono che le PMI presentino un profilo di rischio più elevato. Per ribaltare questa convinzione, offriamo alle piccole aziende procedure di audit in grado di tranquillizzare gli acquirenti sul loro potenziale.

Obiettivo: diversificazione

Per promuovere la diversificazione della propria supply chain è necessario un processo di approvvigionamento agevole per tutti. Innanzitutto occorre eliminare gli ostacoli più comuni nelle gare di appalto, come l’eccesso di burocrazia e i requisiti minimi di fatturato.

Ed è qui che entriamo in gioco noi. Eliminiamo gli ostacoli, garantendo pari opportunità a tutte le aziende, indipendentemente dalle dimensioni.

Le organizzazioni che fanno parte delle nostre community completano un questionario di prequalificazione, che noi successivamente convalidiamo. Quindi provvediamo a rendere queste informazioni disponibili a società acquirenti interessate, consentendo così ai fornitori più piccoli di interagire con aziende con cui altrimenti non potrebbero entrare in contatto.

Molti acquirenti, poi, suddividono gli appalti in lotti per consentire la partecipazione dei piccoli fornitori alle gare. Inoltre, il nostro servizio di auditing contribuisce a fornire ulteriori rassicurazioni sulla capacità delle piccole aziende di fungere da fornitori di grandi imprese. In tal modo, piccole aziende all’avanguardia possono garantire maggiore visibilità ai propri servizi, mentre gli acquirenti riescono a trovare il modo migliore per aumentare la diversificazione delle proprie catene di fornitura.

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