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Il pacchetto Omnibus: più euro-incertezza

Il pacchetto Omnibus: più euro-incertezza

Dopo mesi di dispute politiche e incertezza, il pacchetto legislativo Omnibus dell’Unione Europea si è di nuovo arenato. Mercoledì 22 ottobre scorso, i membri del Parlamento europeo hanno respinto il mandato proposto dalla Commissione per gli affari giuridici (JURI) per avviare le negoziazioni, con 318 voti contrari, 309 favorevoli e 34 astensioni.

Questo ultimo voto rappresenta un importante contraccolpo per l’ambizione della Commissione Europea di « semplificare » le normative sulla sostenibilità proposte nell’ambito di un pacchetto più ampio di misure annunciato per la prima volta dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel novembre 2024. L’iniziativa Omnibus, presentata formalmente nel febbraio 2025, aveva l’obiettivo di razionalizzare il quadro di sostenibilità dell’UE – in particolare la Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese (CSRD) e la Direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità delle imprese (CSDDD).

Per le aziende e i regolatori nazionali, questo rifiuto prolunga un periodo di limbo normativo. Quasi un anno dopo il suo annuncio, l’incertezza legislativa intorno al pacchetto Omnibus continua a frustrare molti all’interno dell’UE che aspettavano maggiore chiarezza sul panorama in evoluzione del reporting e della due diligence.

CSRD: Emendamenti proposti
Lo schema della Commissione JURI è stato presentato come un modo per alleviare l’onere amministrativo, concentrando gli obblighi di reporting sulle più grandi imprese europee. Tra i cambiamenti proposti figuravano:

  • Limitazione dell’ambito: il reporting sarebbe stato riservato alle imprese con oltre 1.000 dipendenti e 450 milioni di euro di fatturato annuo netto, limitando i requisiti alle grandi corporazioni.
  • Reporting volontario per le PMI: le imprese al di fuori di questa soglia sarebbero state invitate a effettuare il reporting in modo volontario nel quadro VSME (Voluntary SME).
  • Minore onere sulla catena del valore: le richieste di informazione sarebbero state limitate ai dati definiti nel quadro volontario di reporting.
  • Standard semplificati: gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) si sarebbero concentrati su dati quantitativi, mentre gli standard settoriali sarebbero stati opzionali.

CSDDD: Aspetti chiave
Nell’ambito della CSDDD erano state proposte misure simili di « semplificazione », tra cui:

  • Riduzione dell’ambito: la direttiva si sarebbe applicata solo alle imprese UE con più di 5.000 dipendenti e 1.500 milioni di euro di fatturato globale, oppure alle imprese non europee con più di 1.500 milioni di euro di entrate nell’UE.
  • Due diligence basata sul rischio: le imprese sarebbero obbligate a richiedere informazioni solo quando esiste un potenziale impatto negativo o rischio, allineando la due diligence a un approccio basato sul rischio.
  • Piani di transizione climatica: le imprese sarebbero rimaste obbligate a pubblicare un piano di transizione climatica, allineando le loro strategie all’Accordo di Parigi e a un’economia sostenibile.
  • Sanzioni: le multe massime per inadempienza sarebbero state limitate al 5 % del fatturato globale.

Prospettive
Secondo i sostenitori degli emendamenti proposti, il testo avrebbe ridotto i costi di conformità, semplificato gli obblighi e rafforzato la competitività europea – soprattutto in un contesto di incertezza economica e geopolitica. Diversi gruppi aziendali dell’UE avevano accolto con cautela l’idea della semplificazione.

Tuttavia, il rifiuto di mercoledì dimostra la fragilità della formulazione delle politiche di sostenibilità nell’UE. Il risultato lascia un nuovo stato di incertezza. Ciò che inizialmente intendeva semplificare il reporting si è trasformato in un ulteriore strato di “euro-incertezza”, lasciando molte imprese senza sapere quale versione della CSRD e della CSDDD sarà loro applicata e quando.

Dopo questo rifiuto, gli eurodeputati voteranno gli emendamenti nella prossima sessione plenaria a Bruxelles il 13 novembre, con l’obiettivo di finalizzare la legislazione prima della fine del 2025.

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